di Alessandro Simoni
Abstract: La recente sentenza della Corte di cassazione sul kirpan, il pugnale tradizionale portato dai sikh osservanti, appare problematica anche al di là del rifiuto di considerare il significato religioso dell’oggetto come rientrante nel «giustificato motivo» previsto dalla legge n. 110 del 1975 come scriminante per il reato di porto di strumenti da taglio atti a offendere. La sentenza contiene infatti un passaggio, che ha avuto un grande impatto mediatico, dove si collega la decisione all’affermazione di un obbligo generale per gli immigrati di adeguarsi ai valori del mondo occidentale. Sulla base di un’analisi del quadro giuridico in cui il problema del kirpan è affrontato in alcuni Paesi (tra cui USA, Inghilterra e Danimarca), l’articolo cerca di porre in evidenza come questa parte della decisione non solo rifiuti la ricerca di un effettivo bilanciamento degli interessi in gioco come avvenuto in molti altri ordinamenti certamente “occidentali”, ma esprima anche una preoccupante adesione dei giudici supremi alla sempre più radicata ideologia sulla «diversità culturale dei migranti».
Abstract: The recent decision of the Italian Supreme Court about the kirpan, the ceremonial dagger worn by observant Sikhs, is problematic even beyond the mere refusal to accept the nature of religious symbol of the object as a defence in case of prosecution for the crime of carrying a knife in a public place, foreseen by law n. 110 of 1975. The decision contains indeed a section, widely reported in the media, where the court relates its decision to the alleged existence of a «general obligation for migrants to conform to the values of Western world». Against the backdrop of an analysis of the legal framework within which the issue of kirpan is dealt with in a number of countries (including the US, England and Denmark), the article highlights how this part of the decision not only rejects any balance of values comparable to those attempted in other jurisdictions, but adds as well a debatable endorsement by the supreme judges of the increasingly rampant ideology about the «cultural diversity of migrants».
Sito realizzato con il contributo della Fondazione "Carlo Maria Verardi"