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Fascicolo n. 3/2024

La Tunisia, tra crisi interna e pressioni europee. Messa in discussione della presunta sicurezza di un Paese al crocevia

di Valentina Carlino

AbstractIl lavoro mette in discussione la presunzione di sicurezza che vige in relazione alla Tunisia, in relazione alle politiche migratorie dell’UE e dell’Italia. Nel prisma delle azioni di esternalizzazione delle frontiere messe in atto dall’UE, esso esamina la condizione dei migranti nel Paese nordafricano, allo scopo di interrogarsi sull’opportunità della sua qualificazione come luogo sicuro di rimpatrio o di sbarco. Viene altresì dibattuta la classificazione della Tunisia come Paese di origine sicuro da parte dell’Italia, ricostruendo la deriva autoritaria che il Presidente Saïed sta imprimendo a partire dal 2019 e verificando la tenuta del sistema dei diritti e delle libertà, sulla base dei parametri normativi prescritti per i Paesi sicuri.

AbstractThe essay questions the presumption of security of Tunisia, in relation to the migratory policies of EU and Italy. Within the prism of the border externalisation actions implemented by the EU, it examines the condition of migrants in the North African Country, to address the appropriateness of its qualification as a safe place of return or disembarkation. The classification of Tunisia as a safe country of origin by Italy is also debated, reconstructing the authoritarian drift that President Saïed is imposing as of 2019 and verifying the resilience of the system of rights and freedoms, based on the normative parameters prescribed for safe countries.

Fragili volontà, dignità sociale e accesso alla cittadinanza

di Paolo Morozzo della Rocca 

AbstractLa legge italiana sulla cittadinanza non include nessuna norma dedicata all’acquisto della cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri incapaci di intendere e di volere, diversamente da altre discipline europee che hanno esplicitamente recepito al riguardo le direttive della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. L’autore esamina gli istituti di diritto civile riguardanti la protezione degli incapaci, ormai orientati alla valorizzazione della residua capacità e alla realizzazione del migliore interesse del soggetto rappresentato, incluso il suo interesse alla piena inclusione sociale nella società di residenza. Esaminata criticamente la categoria degli “atti personalissimi”, l’autore ritiene che la domanda di acquisto della cittadinanza non faccia parte di tale categoria, intesa in senso stretto. E ritiene quindi che tale domanda possa essere presentata dal rappresentante legale nell’interesse del rappresentato. Tale conclusione corrisponde a una lettura costituzionalmente orientata della disciplina sulla cittadinanza, esclusa la quale gli articoli 9.1 e 9-bis della legge n. 91 del 1992 dovrebbero essere dichiarati costituzionalmente illegittimi.

AbstractThe Italian law on citizenship does not include any rules dedicated to the acquisition of Italian citizenship by incapacitated foreign citizens, unlike other European disciplines that have explicitly transposed the directives of the United Nations Convention on the Rights of Persons with Disabilities. The essay examines the institutes of civil law concerning the protection of incapacitated persons, now oriented towards the valorisation of residual capacity and the realisation of the best interests of the represented subject, including his interest in full social inclusion in the society of residence. Having critically examined the category of “diritti personalissimi”, the author considers that the application to acquire citizenship does not belong to this category, understood in the strict sense. He therefore considers that the application to acquire citizenship may be made by the legal representative in the interest of the represented party. This conclusion corresponds to a constitutionally oriented interpretation of the rules on nationality. If this were not the case, Articles 9.1 and 9-bis of Law n. 91 of 1992 would have to be declared contrary to the Constitution.

La protezione giuridica dei migranti forzati per causa climatica all’incrocio degli ordinamenti giuridici

di Susana Borràs-Pentinat e Angela Cossiri 

AbstractL’articolo si focalizza sulla sfida della protezione giuridica dei migranti forzati per causa climatica, una categoria di persone in condizioni di vulnerabilità, che non ha ancora trovato una adeguata classificazione nella dimensione normativa. Lo studio del tema, ad avviso delle Autrici, richiede un approccio focalizzato sui diritti fondamentali, ma anche necessariamente multilivello, in modo da tener conto dei diversi ordinamenti giuridici e delle diverse giurisdizioni. Nella prima parte del saggio, vengono analizzati il quadro giuridico dell’UE e le normative di alcuni Stati membri, le quali talvolta contengono misure di protezione più avanzate di quelle dettate in ambito europeo. La ricerca si concentra poi nell’analisi di significativi casi giurisprudenziali maturati in ambito nazionale in vari Paesi europei: considerando le specificità dei casi, infatti, i giudici hanno talvolta concesso protezione legale a singoli migranti climatici, dando espresso rilievo alla causa ambientale del movimento forzato nel complesso contesto dei vari fattori impattanti sulla vita e sui diritti individuali delle persone in movimento. Attraverso l’analisi di queste decisioni si intende valutare se le tesi argomentative proposte dai giudici consentano di risolvere le criticità emergenti dalla lacuna normativa, in considerazione dei parametri di legittimità sulla tutela dei diritti fondamentali. Infine, nell’ultima parte dell’articolo, le principali argomentazioni elaborate dalla giurisprudenza sono considerate in confronto, anche nell’ottica di considerarne la replicabilità in differenti contesti.

AbstractThe article addresses the challenge of providing legal protection for climate-forced migrants, an emerging category of individuals facing vulnerability. Despite the growing recognition of this phenomenon, there remains a lack of legal classification for these migrants. The authors posit that an investigation of this subject matter necessitates a multi-level approach anchored in the tenets of fundamental rights. The essay begins by analysing the EU and national legal frameworks, with a particular focus on some Member States that have implemented more advanced protection measures. It then turns to an examination of significant national case law, which reveals that in certain instances, judges have granted legal protection to climate migrants. In these cases, the courts have emphasised the environmental cause of forced movement, recognising it as a factor that impacts individual lives and rights. The objective of this examination is to assess whether the argumentative theses proposed by the judges allow for a resolution of the critical issues emerging from the gap in the legal framework, in consideration of the parameters of legitimacy on the protection of fundamental rights. In the final section of the article, the primary arguments developed by case law are evaluated in order to ascertain their replicability in different contexts.

La protezione complementare dopo il d.l. 20/2023. Uno studio su lavoro e soggiorno anche a partire dall’esperienza della Clinica legale Migrazioni e Diritti dell’Università degli Studi di Palermo

di Rita Daila Costa e Claudio Costanzo 

AbstractIl presente contributo propone un’analisi dell’istituto della protezione complementare nell’ordinamento italiano, mostrando l’impatto delle riforme che si sono susseguite, a partire dal 2018, sulle vite delle persone migranti e sulle loro possibilità di accesso al mercato del lavoro, anche alla luce dell’esperienza della Clinica legale Migrazioni e Diritti dell’Università degli Studi di Palermo (Clinica MiDi). Partendo da alcuni cenni sulla vecchia protezione umanitaria, il lavoro si sofferma sull’istituto della protezione speciale che, come riformata nel 2020, aveva rappresentato un’importante occasione di regolarizzazione per molti lavoratori stranieri irregolarmente soggiornanti. L’intervento del d.l. n. 20/2023 ha ristretto ampiamente le maglie di tale forma di tutela, generando incertezze non solo sul piano dell’effettività degli obblighi costituzionali e internazionali, ma anche in ordine all’accesso, per via amministrativa, alla garanzia effettiva dei diritti fondamentali che tali obblighi tutelano. Nonostante le possibili interpretazioni volte a limitarne l’impatto, la riforma ha già manifestato la propria capacità di incidere sulla vita di persone da tempo soggiornanti in Italia, dove hanno radicato il proprio centro della vita privata e familiare, come riscontrato dal punto di osservazione critico della Clinica MiDi.

AbstractThis paper proposes an analysis of the institution of complementary protection in the Italian legal system, showing the impact of the successive reforms that started in 2018 on the lives of migrants and their access to employment, also in the light of the experience of the Migration and Rights Legal Clinic of the University of Palermo (MiDi Clinic). Starting from some references to the old humanitarian protection, the work focuses on the Institute of Special Protection, which, as reformed in 2020, represented an important regularisation option for many irregular foreign workers. The intervention of Decree-Law 20/2023 has significantly reduced the scope of this form of protection, creating uncertainty not only at the level of the effectiveness of constitutional and international obligations, but also with regard to access, through administrative channels, to the effective guarantee of the fundamental rights that these obligations protect. Despite the possible interpretations aimed at limiting its impact, the reform has already shown its capacity to affect the lives of people who have been living in Italy for a long time, where they have rooted their private and family life, as the critical observation of the MiDi Clinic has shown.

La tutela della salute nei CPR: un diritto trattenuto

di Nicola Cocco, Carolina Di Luciano, Carla Lucia Landri, Giovanni Papotti

AbstractA poco più di due anni dalla direttiva recante criteri per l’organizzazione dei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR), pubblicata con d.m. del Ministro dell’interno del 19.5.2022, la tutela del diritto alla salute delle persone trattenute oscilla tra i positivi arresti delle Corti sovranazionali e l’indifferenza della giurisprudenza locale. Le condizioni di detenzione nei CPR, nonché la cronicità degli eventi critici che ivi si verificano, confermano un insanabile conflitto tra l’istituto della detenzione amministrativa e il pieno esercizio del diritto alla salute delle persone trattenute. Una tutela mancata, per un diritto assente.

AbstractTwo years after the directive setting out criteria for the organization of detention centers for returns (CPR), published by the Ministry of the interior on May 19, 2022, the protection of the right to health for detained individuals fluctuates between the positive rulings of supranational courts and the indifference of local jurisprudence. The conditions of detention centers for returns (CPR), along with the chronic nature of critical events occurring there, highlight an irreconcilable conflict between the system of administrative detention and the full exercise of the right to health for those detained. A missed protection, for an absent right.

Breaking the invisible cage: limits of law in structural discrimination

di Milica V. Matijević e Ana M. Zdravković 

AbstractThe paper aims to map elements for a legal definition of structural discrimination as a complex form of discrimination with far-reaching implications across various societal domains. By drawing on sociological theories, it elucidates the relationship between structural inequalities and entrenched social processes and argues that structural discrimination arises from historically established social structures that perpetuate disadvantage for certain groups. The analysis investigates whether the concept of indirect discrimination is an appropriate answer to this challenge. Finally, it seeks to clarify the relationship between structural discrimination and substantive equality, ultimately contributing to a more nuanced understanding of how far we can go in using legal tools to combat discrimination and achieve a greater level of societal equality.

AbstractL’articolo mira a mappare gli elementi per una definizione legale di discriminazione strutturale come forma complessa di discriminazione con implicazioni di vasta portata in vari ambiti sociali. Basandosi su teorie sociologiche, l’articolo chiarisce la relazione tra disuguaglianze strutturali e processi sociali radicati e sostiene che la discriminazione strutturale deriva da strutture sociali storicamente stabilite che perpetuano lo svantaggio per determinati gruppi. L'analisi si concentra sul quesito se il concetto di discriminazione indiretta sia una risposta appropriata a questa sfida. Infine, la ricerca ambisce a chiarire la relazione tra discriminazione strutturale e uguaglianza sostanziale, contribuendo in ultima analisi a una comprensione più sfumata sui limiti dell'uso di strumenti legali per combattere la discriminazione e per raggiungere un livello maggiore di uguaglianza sociale.

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Rubrica di Questione Giustizia & Diritto, Immigrazione e Cittadinanza

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