RECENSIONE A:
Francesco Antonio Genovese e Umberto Luigi Scotti (a cura di), Manuale dell’immigrazione, DIKE Giuridica, Napoli, 2024
di Paolo Morozzo della Rocca
Francesco Antonio Genovese e Umberto Luigi Scotti (a cura di) Manuale dell’immigrazione, Napoli, DIKE Giuridica, 2024
Il volume curato dai magistrati Francesco Antonio Genovese e Umberto Luigi Scotti raccoglie una nutrita serie di contributi, prevalentemente di magistrati (ma con l’apporto altresì di due esperti e noti avvocati; e di un accademico) volti a sezionare in vario modo il diritto dell’immigrazione e dell’asilo.
La qualifica di manuale e il relativo sottotitolo (“Guida operativa alla disciplina sostanziale e processuale, in materia di ingresso, respingimento, permanenza ed espulsione degli stranieri”) si addicono alla collana professionale che ospita il volume, ma non rendono del tutto giustizia al riuscito sforzo di approfondimento condotto dagli autori nei diversi ambiti del diritto vivente dell’immigrazione e della protezione internazionale.
Una riflessione tutta centrata, invero, sull’interpretazione giurisprudenziale delle norme (con poco concedere all’interpretazione dottrinaria) utilissima, ad esempio, per tassonomizzare i casi in concreto da sussumere nelle fattispecie di protezione internazionale, cui sono dedicati molti dei capitoli di questo volume; ma anche per districarsi in materie caratterizzate da grande opacità e contraddizioni, come quelle dell’espulsione e dell’allontanamento dei cittadini Ue, nonché sul trattenimento.
Il lettore apprezzerà senza dubbio gli esiti interpretativi del complesso ordito legislativo cui è giunta la giurisprudenza, nel faticoso impegno di ricucitura delle norme ai principi costituzionali, ai quali non pare che il legislatore attuale si senta invece ispirato.
La stessa organizzazione del volume, come già traspare dall’indice, non è quella di un manuale ma di un’interessante, e certamente utile, offerta di approfondimenti tematici di varia ampiezza.
Antologia quindi, più che manuale, o, se si preferisce, commentario per temi (quasi tutti, tra quelli trattabili, risultano in effetti affrontati nelle pagine del volume). Caratteristica questa che giustifica e, di più, rende utile la presenza di qualche sovrapposizione tematica, sempre però sulla base di prospettive di approfondimento diverse e a varie angolature.
In un periodo di convulsa produzione legislativa in materia di immigrazione e asilo (che conta già, se non mi sbaglio, diciassette interventi legislativi, alcuni dei quali “sismici”, per iniziativa dell’attuale compagine di governo) e in attesa che una radicale trasformazione del quadro disciplinare sopraggiunga – anche con non desiderate anticipazioni – in attuazione del patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, il volume compensa l’inevitabile obsolescenza del cartaceo con una non scontata ricognizione degli orientamenti interpretativi su singoli concetti, categorie, istituti già diverse volte rimaneggiati, cancellati, restaurati e nuovamente rimodellati dal legislatore, verso il cui priapico attivismo l’editoria giuridica guarda ormai con rassegnata abitudine all’inseguimento.
Vengono così delineati passaggi ineliminabili della disciplina sia attuale che futura, come (solo per citarne alcuni a caso) quello riguardante la configurabilità della nozione di pericolo di danno grave; la protezione delle vittime di tratta; l’identificazione delle situazioni di vulnerabilità rilevanti; le caratteristiche della domanda reiterata, priva oppure invece portatrice di nuovi elementi sostanziali o probatori che rendano significativamente più probabile l’accoglimento.
A fronte dell’indubbio inasprimento delle procedure di protezione internazionale e della notevole diminuzione degli accoglimenti in via amministrativa delle relative domande (colpisce, al riguardo, l’enfasi interessata con cui è stata subito accolta dalle autorità competenti la presa di Damasco da parte dei ribelli siriani, derivandone immediatamente la speranza di poter rimpatriare, anziché proteggere, i richiedenti asilo provenienti da quel Paese) pesa certamente il realizzato disegno di marginalizzazione della protezione umanitaria, nella sua più recente denominazione di protezione speciale.
Paradossalmente proprio questo è il momento in cui aumentano, a livello planetario, i conflitti e le crisi violente delle società già o mai compiutamente democratiche nei Paesi da cui provengono i richiedenti asilo approdati in Italia o qui già residenti.
Ne consegue – a fronte del constatato inasprimento – un sicuro incremento delle domande reiterate e delle inespellibilità dei richiedenti pur rifiutati (temi entrambi ben affrontati nel volume) per effetto anche di mutamenti sopravvenuti nei Paesi di origine.
Basterebbe pensare, prendendo ad esempio la ristretta geopolitica dell’America Centrale, all’involuzione dal violento autoritarismo al totalitarismo del regime nicaraguense, di cui è spia, tra le altre, la persecuzione religiosa; e al capovolgimento dei fattori di grave pericolo nel piccolo ma popoloso El Salvador, dove all’insicurezza personale generalizzata sino a ieri prodotta dalle maras si è sostituita quella creata dalla continua violazione dell’habeas corpus dei cittadini da parte delle forze di sicurezza, con condizioni di detenzione disumane e ormai di massa.
Nel frattempo, ingabbiati nella difficile rinnovabilità e convertibilità del permesso di soggiorno per protezione speciale, ottenuto in precedenza per via amministrativa o, specie più di recente, in via giudiziaria, i molti interessati potrebbero essere ormai obbligati a reiterare la loro domanda di protezione internazionale piuttosto che subire l’ingresso o il reingresso nell’irregolarità.
Dal misto di fuoco e ceneri della protezione speciale lo sguardo degli autori di questo volume si allarga anche sulle epifanie tipizzate della protezione umanitaria e dunque sui relativi permessi di soggiorno, insufficienti nella previsione normativa ad assicurare davvero l’effettività dell’ovvio principio secondo cui nessuno che sia inespellibile senza violarne i diritti umani fondamentali può rimanere senza che gli venga assicurata formalmente un’autorizzazione amministrativa al soggiorno.
S’è poc’anzi sottolineata l’attenzione privilegiata che permea il volume riguardo all’interpretazione giurisprudenziale del diritto dell’asilo e dell’immigrazione. Merita tuttavia sottolineare che non si tratta della sola giurisprudenza interna, con qualche essenziale richiamo alle Corti europee, ma di un’analisi sempre attenta avente ad oggetto tutte le Corti e le autorità dotate di competenza interpretativa del diritto internazionale dei diritti umani.
Gli autori sono infatti consapevoli dei limiti posti al legislatore nazionale dai parametri costituzionali, anche interposti; nonché della necessità di presidiare il positivismo giuridico a partire dall’interezza delle sue fonti interne ed esterne.
Solo così l’interprete può dirsi leale nei riguardi del diritto vigente, il quale è dato innanzitutto dall’articolato patto fondativo che orienta di sé le discipline di volta in volta introdotte dal legislatore, ad impedire che la legge dell’ultimo momento non abbia limiti e orientamenti se non in chi ha la forza di imporla nel contingente e che chi tale forza esercita non abbia limiti nel disporre ciò che crede.
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