di Giuseppe Morgese
Abstract: According to Article 80 of the TFEU, EU asylum policy shall be governed by the principle of solidarity and fair sharing of responsibility, including its financial implications, between the Member States. Nevertheless, EU Institutions and Member States have so far done very little to give substance to this principle to the benefit of those MS more exposed to migratory flows. Starting from the legal structure of Article 80 and the persistent European “scrooge-like” solidarity proofs, this paper aims at demonstrating that past and present initiatives (i.e. relocation quotas and the recent Draft Malta Joint Declaration of Intent of September 2019) are intended not to be successful and the amendment process of the so-called “Dublin System” hardly could lead to more structural solidarity. Thus, maybe it is time to rethink the implementation of Article 80, either by setting-up of a EU humanitarian visa system and/or shifting into a “Common But Differentiated Responsibilities” system, placing the burden of the first reception on the frontline MS (as it is today) but amending the 2003 Long Term Resident Directive in order to substantially reduce (or completely remove) the period of time during which refugees and beneficiaries of subsidiarity protection are not allowed to move to other MS for more than three months.
Abstract: Secondo l’art. 80 TFUE, la politica di asilo dell’UE è governata dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario. Tuttavia, le Istituzioni europee e gli Stati membri non hanno sinora fatto granché per dare attuazione a quel principio in modo da andare incontro alle richieste degli Stati più esposti ai flussi migratori. Partendo dalla struttura dell’art. 80 TFUE e della persistente “tirchia” solidarietà europea, in questo lavoro ci si ripropone di dimostrare che le iniziative passate e presenti (come le quote di ricollocazione o la recente bozza di dichiarazione comune di intenti, fatta a Malta nel settembre 2019) sono destinate al fallimento, e che il processo di modifica del sistema Dublino difficilmente può condurre a maggiore solidarietà. Allora, forse sarebbe opportuno “ripensare” l’applicazione dell’art. 80 TFUE nel senso di creare un sistema di visti umanitari e/o di introdurre un sistema di “responsabilità comuni ma differenziate” che ponga l’onere della prima accoglienza sui Paesi di frontiera esterna (come oggi) ma che, al contempo, porti a una modifica della direttiva del 2003 sullo status dei cittadini di Paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo nel senso di una riduzione sostanziale (o una completa rimozione) del periodo di tempo nel quale rifugiati e beneficiari di protezione sussidiaria non possono spostarsi verso altri Stati membri per più di tre mesi.
Sito realizzato con il contributo della Fondazione "Carlo Maria Verardi"