di Deborah Scolart
Abstract: La sentenza della Corte Suprema indiana sul triplice ripudio islamico simultaneo (talaq-e biddat) affronta il problema della compatibilità di alcuni istituti giuridici disciplinati dalla legge religiosa con i principi espressi da una Carta costituzionale ispirata al secolarismo, all’eguaglianza e al divieto di discriminazioni. L’indeterminatezza dello status giuridico della sharia in un ordinamento non islamico, qual è quello indiano, condiziona la risposta dei giudici. La Sharia, anche non codificata, è legge dello Stato e quindi soggetta al sindacato di costituzionalità come tutte le altre leggi? O, al contrario, non può essere considerata legge statale e allora, perché sia possibile riformarne gli istituti, occorre che prima sia oggetto di codificazione? La sentenza della Corte Suprema indiana dimostra quanto può essere difficile giungere a una soluzione condivisa su questioni di tali portata.
Abstract: The Indian Supreme Court sentence on simultaneous triple talaq (talaq-e biddat) opens the doors to some reflections on the status of religious personal laws in a multi-confessional State whose Constitution is inspired to secularism, equality before the law and prohibition of discrimination. The uncertainty on the legal status of the religious personal laws makes it difficult for the Supreme Court to give a final decision on the acceptability of talaq. Can Sharia, even if not codified, be considered a “law” and, as such, subject to the constitutional validity test? Or must a religious personal law be first codified in order to see its rules discussed by the Supreme Court? The Indian Supreme Court judgement shows us how hard it could be to reach a shared opinion on such an important topic.
Sito realizzato con il contributo della Fondazione "Carlo Maria Verardi"