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La Comunicazione alla Corte Penale Internazionale sulle responsabilità dei leader europei per crimini contro l’umanità commessi nel Mediterraneo e in Libia. Una lettura critica

di Alberto Pasquero


Abstract: Una Comunicazione alla Procura della Corte Penale Internazionale ha imposto all’attenzione pubblica il tema della responsabilità penale dei vertici dell’Unione europea e dei suoi Stati membri per le gravi violazioni di diritti umani commesse ai danni di persone migranti nel Mediterraneo e in Libia. Secondo la Comunicazione i leader europei, dapprima riducendo le operazioni di ricerca e salvataggio in mare e in seguito architettando un sistema finalizzato ad intercettare e trasferire forzatamente i cittadini stranieri in Libia, dovrebbero rispondere sia delle morti per annegamento non più impedite, sia dei reati subiti da chi è stato respinto e riconsegnato ai suoi aguzzini. La ricostruzione fattuale e giuridica della Comunicazione convince soprattutto in relazione a quest’ultimo profilo ed impone pertanto alla Procura un’attenta riflessione in vista della possibile apertura di una valutazione preliminare. Si tratterebbe di un fatto inaudito e straordinariamente significativo, sebbene si tratti di una possibilità remota. La Comunicazione rappresenta comunque un passo fondamentale nel dibattito politico-giuridico sul tema migratorio, infrangendo il tabù che ha impedito fino ad ora di pensare ai leader politici europei anche come possibili responsabili di gravi crimini internazionali.


Abstract: A Communication to the Prosecutor of the International Criminal Court has put the spotlight on the issue of criminal liability of EU and Member States’ leaders for serious human rights violations against migrants in the Mediterranean and in Libya. According to the Communication, European leaders, first by reducing search and rescue operations at sea and subsequently by designing a system aimed at intercepting and transferring foreign citizens to Libya, should be held accountable both for deaths by drowning and for the serious crimes suffered by those who have been pushed back into the hands of their torturers. The Communication supports this pledge with convincing factual and legal arguments, especially in relation to the latter type of responsibility. The Prosecutor must now carefully consider whether or not to carry out a preliminary assessment. While this would be a historical development, it remains a rather unlikely prospect. Whatever its outcome, the Communication represents a landmark step in the political and legal debate on migration, breaking the taboo that has so far prevented public opinion from seeing European political leaders also as suspects of atrocious international crimes.

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Rubrica di Questione Giustizia & Diritto, Immigrazione e Cittadinanza

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