di Nicola Canzian
Abstract: L’art. 13 del decreto-legge n. 113/2018 stabiliva che il permesso di soggiorno per richiesta asilo non costituiva titolo per l’iscrizione anagrafica. La giurisprudenza si era divisa sul senso della disposizione: alcuni giudici negavano che si trattasse di un divieto di iscrizione nei registri anagrafici, mentre altri ritenevano che la norma non potesse che essere intesa in tal senso. Con la sentenza n. 186 del 2020, la Corte costituzionale ha chiarito che la disposizione poneva effettivamente un divieto e ne ha dichiarato l’illegittimità in quanto irragionevole e discriminatoria. L’articolo ricostruisce i diversi approcci interpretativi e pone in luce come l’opzione seguita dalla Corte sia la più convincente; sottolinea inoltre la centralità della “pari dignità sociale” nella motivazione della Corte, che riconosce l’esistenza di un vero e proprio diritto all’iscrizione anagrafica. Da ultimo, si richiama il contenuto delle nuove norme che il decreto-legge n. 130/2020 ha introdotto nel solco dei principi enunciati dalla Corte costituzionale.
Abstract: Article 13 of Decree-Law n. 113/2018 stated that residence permit for asylum seekers didn’t grant civil registration. The meaning of the provision proved to be controversial: some judges claimed that it prohibited civil registration, while others denied it. The decision n. 186/2020 of the Constitutional Court clarified that the provision established a prohibition and declared it unconstitutional on the grounds that it was unreasonable and discriminatory. The paper analyzes both interpretations of the law and highlights that the Constitutional Court’s interpretation is the most convincing. It also underlines the key role of the “equal social dignity” in the Court’s reasoning and the recognition of an actual right to civil registration. Finally, the paper describes the new rules introduced by Decree-Law n. 130/2020 according to the principles established by the Constitutional Court.
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