di Matteo Astuti, Caterina Bove, Anna Brambilla, Amarilda Lici, Erminia S. Rizzi, Ulrich Stege e Ivana Stojanova
Abstract: L’articolo fornisce un’analisi delle prassi, delle violazioni e dei meccanismi impiegati per il controllo delle frontiere e dei movimenti migratori in alcune aree interessate dagli arrivi provenienti dalla c.d. Rotta Balcanica, con un’attenzione prevalente per i confini interni. Il ripristino dei controlli di frontiera, l’uso degli accordi di riammissione bilaterale e di cooperazione di polizia incidono sui diritti fondamentali dei migranti. Lo svolgimento di controlli in aree remote, spesso anche molto lontane dalle frontiere, espone i migranti a violenze ed abusi sistematici. I meccanismi di monitoraggio esistenti e quelli in corso di definizione sollevano numerosi dubbi in termini di effettività e di indipendenza; queste iniziative infatti rischiano di rivelarsi strumenti più idonei a fornire apparente legittimazione alle condotte illegittime piuttosto che strumenti di contrasto delle medesime, confermando la percezione che la tutela dei diritti umani non sembra essere al centro delle spinte evolutive che interessano il sistema Schengen. Una riflessione conclusiva è stata dedicata alla proposta di riforma del codice frontiere Schengen che potrebbe avere un effetto dirompente soprattutto per quanto riguarda il confine italo-sloveno e i porti adriatici.
Abstract: The article provides an analysis of the practices, violations and mechanisms implemented to control borders and migratory movements in areas affected by arrivals from the so-called Balkan Route, with a predominant focus on internal EU borders. The reintroduction of border controls, the use of bilateral readmission agreements and police cooperation affects the fundamental rights of migrants. Conducting controls in remote areas, often far from borders, exposes migrants to systematic violence and abuse. The existing monitoring mechanisms and those in the process of being defined raise many doubts in terms of effectiveness and independency. In fact, these initiatives are apparently tools aimed at providing legitimacy to illegitimate conducts rather than tools to combat them, confirming the perception that the protection of human rights does not seem to be at the heart of the concerns of the Schengen System. A final consideration was dedicated to the proposed reform of the Schengen borders code, which could have a disruptive effect especially as regards the Italian-Slovenian border and the Adriatic ports.
Sito realizzato con il contributo della Fondazione "Carlo Maria Verardi"