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La detenzione degli stranieri tra “restrizione” e “privazione” di libertà: la CEDU alla ricerca di Godot

di Lorenzo Bernardini

 

Abstract: L’applicazione amministrativa di misure detentive nei confronti degli stranieri è una tecnica legale largamente adoperata dagli Stati europei per gestire i fenomeni migratori, esercitando così il proprio potere sovrano di controllo del territorio. Tali misure comprimono pesantemente il diritto alla libertà ex art. 5 CEDU di cui tutti sono beneficiari. Le numerose garanzie CEDU previste a vantaggio del prigioniero (ad es. il diritto di habeas corpus) vengono attivate solamente quando la persona coinvolta è privata – e non semplicemente ristretta – della propria libertà personale. Così, a partire da Engel e altri e Guzzardi, la Corte di Strasburgo ha tentato di elaborare un sistema di criteri per operare questa complessa distinzione, proponendo di considerare una serie di fattori da adattare in casu. Tale approccio è stato tuttavia rivisto dalla medesima Corte in anni più recenti, quando una diversa griglia valutativa è stata proposta, con riferimento specifico ai soli migranti in detenzione amministrativa. Invero, la direzione così intrapresa negli ultimi tempi dalla Corte EDU nei confronti dei soli stranieri detenuti rischia di porsi in aperto contrasto con la natura universale del diritto alla libertà. Così, il recupero dei criteri Guzzardi anche ai casi di detenzione amministrativa dei migranti potrebbe evitare un accertamento differenziato dell’applicabilità dell’art. 5 CEDU nei loro confronti.

Abstract: Administrative detention measures vis-à-vis TCNs are legal tools widely applied by EU Member States to manage migration phenomena by exercising their sovereign power to control their territory. Indeed, these measures heavily compress the right to personal liberty enshrined in Article 5 ECHR of which everyone is entitled. The various ECHR guarantees provided for the detainee (e.g., the right to have lawfulness of detention speedily examined by a court) are triggered only when the latter is deprived – and not simply restricted – of his/her personal freedom. Thus, starting with Engel and Others and Guzzardi, the ECtHR has attempted to develop a system of criteria to distinguish those two circumstances, proposing to consider several factors to be adapted in casu. Yet, this approach has been partly overruled by the ECtHR in more recent years, when a different evaluation grid was built up with specific reference to migrants only. Indeed, the direction taken in recent times by the Strasbourg Court vis-à-vis TCNs placed in immigration detention risks being in open contrast with the universal nature of the right to liberty as enshrined in Article 5 ECHR. Conversely, a revival of the criteria established in Guzzardi also to cases of administrative detention of migrants could avoid a nuanced assessment over the applicability of Article 5 ECHR to them.

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Rubrica di Questione Giustizia & Diritto, Immigrazione e Cittadinanza

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