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Archivio saggi e commenti

Fascicolo n. 2, 2019

Cittadini, immigrati e migranti, alla prova della solidarietà

di Antonio Ruggeri

 

Abstract: Lo scritto riconsidera la condizione dei “non cittadini”, prospettando una rilettura dell’art. 10, co. 2, Cost. alla luce del canone fondamentale della ricerca della massima tutela possibile dei diritti fondamentali. Muovendo, poi, dall’assunto della impossibilità di prefigurare “gradi” diversi della dignità della persona, si critica la tesi, accreditata sia in dottrina che in giurisprudenza, favorevole a distinguere tra diritti riconosciuti a tutti in modo pieno e diritti invece tutelati solo nel loro “nucleo duro”. Si fa quindi notare che il diverso regime valevole per alcuni diritti si giustifica unicamente in considerazione del peculiare rapporto col territorio che connota gli immigrati che sono in esso stabilmente residenti rispetto ai migranti che invece si trovano solo di passaggio sullo stesso. Si mette quindi in evidenza la necessità di riguardare ai diritti dalla prospettiva dei doveri (in ispecie, di quello di solidarietà), particolarmente illuminante in relazione al godimento dei diritti sociali e degli stessi diritti politici, considerati estensibili anche ai non cittadini stabilmente residenti nel territorio dello Stato. In frontale opposizione rispetto al dovere di solidarietà si pone il decreto Salvini, del quale si illustrano le numerose e gravi violazioni della Costituzione cui esso dà vita. Lo studio si conclude con la descrizione dei doveri di solidarietà gravanti sugli stessi non cittadini, particolarmente evidenti nei casi di conflitto tra l’identità culturale di cui essi sono portatori e quella dei cittadini.

Abstract: The paper considers the condition of “not citiziens” suggesting a re-reading of Article 10, par. II of the Italian Constitution in the light of the crucial criteria of the best possible protection of fundamental rights. Starting from the assumption of the impossibility to prospect different degrees of protection of human dignity, it is criticized the thesis, endorsed by the legal scholarship and by the case law, which suggests to distinguish between rights fully protected and rights instead protected only in their essence. The paper goes on by pointing out as the different legal regime related to certain rights is only justified by considering the peculiar relationship with the territory which characterizes the Immigrants who are resident in the above mentioned territory, differently by migrants, instead, are only temporary crossing the same territory. It is then pointed out the need to look at the different duty based perspective (especially at the duty of solidarity) particularly useful with the regard to the enjoyment of social and political rights, considered not extendable to the not citizens with a stable residence in the State. The so called “Salvini decree” is in frontal tension with the duty of solidarity. In the paper are outlined the several and significative Constitutions violations of the before mentioned decree. The paper ends with a description of the solidarity duties of the not citizens, particularly evident in the case of conflict between their cultural identity and that one of the citizens.

L’appartenenza negata: la residenza e i suoi significati, tra ambivalenze interpretative e conflitti politici

di Enrico Gargiulo

 

Abstract: Il “decreto Salvini” (o “decreto sicurezza”) ha portato in primo piano, nel dibattito politico e nel discorso pubblico, il tema della residenza. Fortemente voluto dall’attuale Ministro dell’interno, il d.l. ha, tra i suoi diversi scopi, quello di impedire l’iscrizione anagrafica alle persone richiedenti protezione internazionale. L’iniziativa governativa, che solleva forti dubbi di illegittimità costituzionale, ha da subito suscitato diverse reazioni, intellettuali e politiche, ed è stato contestato a livello giurisdizionale. Il contributo, partendo dall’attuale dibattito sul diritto alla residenza, intende affrontare argomenti che hanno a che fare con i significati e le funzioni di questo istituto. Muovendo da una prospettiva socio-giuridica e socio-politica, mira a indagare il tema del riconoscimento dell’appartenenza comunale «tra forma e sostanza»: analizzando cioè, da un lato, i contenuti, gli obiettivi e le poste in gioco della registrazione anagrafica e delle posizioni giuridiche che ne costituiscono il presupposto e mettendo in luce, dall’altro, gli ostacoli, legali e amministrativi, che governi centrali e autorità locali pongono al diritto alla residenza.

Abstract: The issuing of the “Salvini decree” (or “Security decree) has made residency a political and public issue. Strongly wanted by the current Ministry of the Interior, the decree among its various purposes, aims to prevent asylum seekers from the enrolment to municipal registry offices. The initiative of the government, which raises huge doubts about its constitutional legitimacy, has immediately caused several intellectual and political reactions, and has been criticised at a jurisdictional level. The article, starting from the current debate on the right to residency, aspires to deal with the meanings and functions of this legal institution. Moving from a socio-legal and socio-political perspective, it aims to investigate the topic of the recognition of municipal membership “between form and substance”, by analysing, on the one hand, the contents, purposes, and stakes of municipal registration and legal positions that are prerequisites for it and bringing to light, on the other hand, the legal and administrative obstacles that central governments and local authorities are putting against the right to residency.

Intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo: prime applicazioni dell’art. 603-bis c.p.

di Chiara Stoppioni

 

Abstract: Lo sfruttamento lavorativo incide negativamente sul corretto funzionamento del mercato del lavoro e, al tempo stesso, costituisce una grave violazione della dignità umana. Questa è la ragione per cui nel 2011, all’art. 603-bis c.p., il legislatore ha introdotto una fattispecie penale ad hoc, rubricata «intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro» ed inizialmente incentrata sulla sola repressione del caporalato. Con l. 199/2016 il previgente testo normativo è stato profondamente modificato: in particolare, si è attribuita alla fattispecie una portata applicativa più ampia, rendendo punibile anche il semplice utilizzo dei lavoratori in condizioni di sfruttamento e consentendo l’attivazione, in favore delle vittime, del percorso di integrazione sociale previsto all’art. 18 d.lgs. 286/1998. A partire da una ricerca dell’Osservatorio sullo sfruttamento lavorativo costituito presso il Centro di ricerca interuniversitario «L’altro diritto», che sta monitorando cinquantacinque procedimenti penali relativi ad episodi di sfruttamento su tutto il territorio nazionale, il contributo propone una riflessione sull’utilizzo della fattispecie prima e dopo la novella rapportato alle caratteristiche del fenomeno ed alla necessità di integrare tale strategia repressiva con misure di protezione in favore delle vittime.

Abstract: Labour exploitation is a practice that negatively affects the proper functioning of the labour market and, at the same time, integrates a serious violation of human dignity. Due to that fact, in 2011 the Italian legislator has introduced in art. 603-bis of the Criminal Code a new ad hoc criminal provision entitled «illicit intermediation and exploitation of labour». Initially, It focused just on the repression of illicit intermediation between labor supply and demand. Subsequently, with the law n. 199 of 2016, the legislator has intervened on the previous legislative text, attributing to the criminal provision a broader scope of application. It made the simple use of workers in exploitative conditions punishable and allowed the activation, in favor of the victims, of the path of social integration envisaged by art. 18 Legislative Decree 286/1998. Starting from a research run by the Observatory on labour exploitation established at the interuniversity research center «L’Altro diritto», which is monitoring fifty-five criminal proceedings related to exploitation episodes throughout the national territory, the present contribution proposes a reflection on the use of the new criminal provision before and after the law n. 199 of 2016 regarding both to the features of the phenomenon and to the need to integrate the repressive strategy with protective measures in favor of the victims.

Ius linguae e status civitatis: verso un nuovo paradigma della cittadinanza italiana?

 di Giammaria Milani

 

Abstract: Con l’approvazione della legge n. 132/2018 di conversione del decreto-legge n. 113/2018, la legge n. 91/1992 sulla cittadinanza italiana è stata modificata con l’introduzione della conoscenza della lingua italiana tra i requisiti per poter richiedere la cittadinanza per matrimonio o per naturalizzazione. Il presente contributo propone un’analisi di questa modifica, in ottica comparata, al fine di comprendere se è possibile parlare dell’emergenza, in Italia, di un nuovo paradigma in materia di cittadinanza.

Abstract: With the approval of Law n. 132/2018 converting Decree Law n. 113/2018, the Law on Italian citizenship n. 91/1992 has been amended to introduce the knowledge of Italian language among the necessary requirements for applying for citizenship by marriage or by naturalisation. This essay aims to analyse this amendment, in a comparative perspective, for the purpose of understanding whether it is possible to consider that a new paradigm of citizenship is emerging in Italy.

La traduzione degli atti per lo straniero alloglotto: un diritto incompiuto tra incertezze legislative e resistenze giurisprudenziali

di Eleonora Di Molfetta

 

Abstract: Il diritto alla traduzione degli atti per lo straniero alloglotto si configura quale condicio sine qua non per la piena e consapevole partecipazione al processo penale e all’esercizio dei diritti difensivi da parte di questi. In virtù dell’importanza di siffatto diritto e delle spinte di matrice europea, il legislatore nazionale è intervenuto sulla materia dapprima con il d.lgs. n. 32/2014 e poi con il d.lgs. n. 129/2016. Nonostante tali interventi, il concreto godimento del diritto alla traduzione degli atti per l’accusato alloglotto sembra restare incompiuto per almeno due ordini di ragioni: in particolare, la prima è da rinvenirsi in una legislazione incoerente e superficiale in materia, mentre la seconda pertiene agli orientamenti giurisprudenziali maggioritari, tenaci nel limitare il raggio d’applicazione del diritto. Il presente contributo pone particolare enfasi su tali aspetti e mostra come l’attuale quadro normativo e la prassi si pongano in netto contrasto con le finalità del diritto alla traduzione degli atti per l’accusato alloglotto e con le indicazioni del legislatore euro unitario.

Abstract: The right to translation in criminal proceedings is the sine qua non condition for defendants who do not master the language used in court to follow the proceeding in which they are involved and to exercise their right to defence. Given the importance of the right and the European recommendations, the Italian Government has taken action by adopting Legislative Decrees No 32/2014 and 129/2016. Despite such intervention, the enjoyment of the right to translation by defendants who do not master the language used in court seems to remain unaccomplished for two reasons. In particular, the first reason relates to the superficiality and inconsistency of the current law regulation; the second reason relates to the well-established courts jurisprudence, which limits the enforcement of the right. This paper places particular emphasis on these aspects and shows how the current law regulation and enforcement are in sharp contrast with the purpose behind the right to translation and the European recommendations.

Il diritto di asilo: un diritto “sofferente”. L’introduzione nell’ordinamento italiano del concetto di «Paesi di origine sicuri» ad opera della l. 132/2018 di conversione del c.d. «Decreto Sicurezza» (d.l. 113/2018)

di Filippo Venturi

 

Abstract: Il presente elaborato volge all’analisi dell’istituto dei «Paesi di origine sicuri», recentemente introdotto all’art. 2-bis del d.lgs. 25/2008 ad opera della l. 132/2018 di conversione del d.l. 113/2018 (c.d. «Decreto Sicurezza»). La trattazione si sviluppa in tre parti. La prima è dedicata ad una sintetica ricostruzione delle origini comunitarie dell’istituto. La seconda, invece, volge ad evidenziare le principali criticità concettuali della nozione. La terza, infine, è deputata allo studio del peculiare regime procedurale delineato dal legislatore italiano con riferimento a tale concetto ed ha lo scopo di farne emergere le gravissime conseguenze pratiche. All’esito di tale studio, l’Autore perviene alla conclusione per cui l’inserimento di uno Stato nella lista dei «Paesi di origine sicuri» implica una “sterilizzazione” de facto del diritto di asilo di coloro che da quello Stato provengano: ciò costituisce, a suo avviso, una ingiustificata discriminazione e comporta, nonostante alcuni (marginali) spiragli per un’interpretazione costituzionalmente conforme, una violazione degli artt. 3 e 10 co. 3 della Costituzione e dell’art. 3 della Convenzione di Ginevra del 1951. Infine, viene esaminato anche il regime di diritto intertemporale dell’istituto, che si ritiene non potrà operare retroattivamente al momento dell’adozione del decreto ministeriale di cui all’art. 2-bis del d.lgs. 25/2008.

Abstract: This paper analyses the concept of «Safe countries of origin», recently introduced in the article 2 bis of the legislative decree 25/2008 by the law 132/2018 that converts the law decree 113/2018 (so-called «Security Decree»). The research is developed in three parts. The first one is dedicated to a synthetic reconstruction of the European origins of the concept. The second one aims to highlight the main conceptual shortcomings of the notion. The third one analyses the peculiar procedural regime outlined by the Italian legislator with regards to this concept and wants to underline its severe practical consequences. At the end of this study, the Author concludes that the inclusion of a State in the list of the «Safe countries of origin» implies a de facto "sterilization" of the right to asylum of those who come from that State: in his opinion, this constitutes an unjustified discrimination and, despite some (marginal) opportunities for a constitutionally compliant interpretation, entails a violation of the articles 3 and 10 of the Italian Constitution and of the article 3 of the 1951 Geneva Convention. In the end, the paper also analyses the intertemporal law regime of the concept.

I Global Compact su migranti e rifugiati. Il Soft Law delle Nazioni Unite tra spinte sovraniste e potenziali sviluppi

di Giuseppe Cataldi e Adele Del Guercio

 

Abstract: Il presente contributo prende in esame i Global Compact sui rifugiati e sui migranti approvati durante la Conferenza di Marrakech del 10-11 dicembre 2018, che costituiscono il risultato di un processo che ha preso avvio con l’adozione, da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, della Dichiarazione di New York del 2016. L’analisi, oltre a ricostruire sinteticamente il contenuto dei due documenti, si soffermerà sulla loro natura giuridica e sul valore che possono assumere in prospettiva nella governance delle migrazioni internazionali. Una specifica attenzione sarà rivolta al ruolo svolto dall’Unione europea nel processo di adozione dei due patti globali e alla partecipazione degli Stati membri. Infine, non mancherà una riflessione di portata più generale sulla scelta di adottare due differenti strumenti per trattare di rifugiati e di migranti, a rimarcare una distinzione che il fenomeno della large migration mette sempre più in discussione.

Abstract: This paper examines the two Global Compact on refugees and migrants approved at the Marrakech Conference of 10-11 December 2018, which are the result of a process that began with the adoption by the United Nations General Assembly of the New York Declaration of 2016. The analysis, in addition to synthetically reconstructing the content of the two documents, will focus on their juridical nature and the value that they can assume in the future in the governance of international migration. Specific attention will be paid to the role played by the European Union in the process of adopting the two global pacts and to the participation of Member States. Finally, there will be a more general reflection on the choice to adopt two different instruments to deal with refugees and migrants, to underline a distinction that the phenomenon of large migration increasingly calls into question.

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Rubrica di Questione Giustizia & Diritto, Immigrazione e Cittadinanza

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