Atti di indirizzo
Piano d'azione in supporto all'Italia. In vista della riunione informale del Consiglio «Giustizia e affari interni», tenutasi il 6 e 7 luglio a Tallinn, la Commissione ha presentato, quale contributo alla discussione, un «Piano di azione in supporto all’Italia, volto a ridurre la pressione sulla rotta del Mediterraneo centrale e aumentare la solidarietà» (SEC (2017) 339).
Il piano ha proposto una serie di misure comprendenti, tra l’altro, il consolidamento della capacità delle autorità libiche di controllare i confini, prevedendo anche di finanziare la creazione in Libia di un centro di coordinamento e soccorso marittimo, il rafforzamento delle azioni volte a ridurre la pressione migratoria verso la Libia, promuovendo la collaborazione con i paesi terzi, in particolare Niger e Mali, l’aumento dei rimpatri, intensificando i negoziati per la conclusione di accordi di riammissione e sostenendo i programmi di rimpatrio assistito. La Commissione ha annunciato l’avvio di un nuovo programma di reinsediamento, in particolare da Libia, Egitto, Niger, Etiopia e Sudan da attuarsi di concerto con l'UNHCR. Per il conseguimento dei suddetti obiettivi, il 28 luglio sono stati resi disponibili, nell’ambito del fondo fiduciario per l'Africa, 46 milioni di euro, in aggiunta ai 90 milioni stanziati ad aprile, a sostegno del programma di rafforzamento della capacità di gestione delle frontiere da parte delle autorità libiche. È stato anche previsto l’aumento dei finanziamenti per la gestione della migrazione in Italia di ulteriori 35 milioni di euro. La Commissione ha, inoltre, inviato l’Italia a redigere, con il proprio supporto, un codice di condotta per le ONG che effettuano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.
Dichiarazione congiunta su come «affrontare la sfida della migrazione e dell’asilo». Riuniti a Parigi il 28 agosto i Capi di Stato e di governo di Italia, Spagna, Germania e Francia, l’Alto Rappresentate dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza comune, i Capi di Stato e di governo di Niger e Chad e il presidente del Consiglio libico hanno adottato una Dichiarazione congiunta su come «affrontare la sfida della migrazione e dell’asilo». Riprendendo quanto definito a novembre 2015 nel piano di azione adottato a La Valletta tra l’Unione europea e l’Unione africana, con il quale si invitata ad una responsabilità condivisa tra i paesi d’origine, di transito e di destinazione nella gestione della migrazione, la dichiarazione propone una serie di misure. Per quanto attiene in particolare ai paesi di origine e transito, è stato convenuto un rafforzamento della collaborazione al fine di agire sulle cause profonde delle migrazioni, in modo da prevenire le partenze, studiando altresì nuovi strumenti per favorire il rimpatrio volontario e il reinserimento nei loro paesi di origine. La dichiarazione propone l'adozione di misure differenziate nei confronti di Niger e Chad e della Libia, sostenendo i primi nella costruzione di strutture governative per soccorrere i migranti in pericolo nel deserto, nel rafforzamento dei controlli alle frontiere verso la Libia, delle misure di sicurezza e della lotta al traffico di esseri umani e di armi, nonché fornendo supporto alle comunità locali perché siano create fonti di reddito alternative. I due paesi dovrebbero essere aiutati anche nel rafforzamento della capacità istituzionale, compresa quella dell’apparato giudiziario. Nei confronti della Libia, è stata ribadita la necessità di una stabilizzazione del governo libico e l’intenzione di supportare economicamente le comunità locali, cercando di offrire modelli economici alternativi e renderle indipendenti dalle reti dei trafficanti, nonché di incoraggiare le operazioni del governo libico per il controllo delle acque territoriali. E’ stata prevista la creazione di una task force per l’attuazione delle misure contenute nella dichiarazione.
Ricollocamento e reinsediamento. La Commissione ha pubblicato i rapporti mensili sul ricollocamento e il reinsediamento il 16 maggio COM(2017) 260 finale, il 13 giugno COM(2017) 330 finale e il 26 luglio COM(2017) 405 finale. Nonostante i significativi progressi registrati dai rapporti, i numeri rimangono largamente insufficienti rispetto agli obiettivi fissati. Al 24 luglio il numero totale di ricollocamenti era pari a 24 676 (16 803 dalla Grecia e 7 873 dall'Italia), continuando a rilevarsi una scarsa partecipazione. Solo pochi Stati membri hanno, infatti, assolto in larga misura ai propri compiti, al contrario altri si sono opposti quasi completamente: Ungheria e Polonia hanno continuato a non prendere parte al programma, mentre la Repubblica Ceca da agosto 2016 ha sospeso i trasferimenti. A fronte di questi inadempimenti, a luglio la Commissione ha annunciato l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dei suddetti Stati. La Commissione, nei citati rapporti, ha individuato una molteplicità di motivazioni per spiegare un così basso numero di ricollocamenti: la lentezza di alcuni Stati nel trattate le domande e la richiesta di indagini di sicurezza ulteriori, la mancata comunicazione delle condizioni delle strutture di accoglienza e talvolta, tentativi di selezione dei richiedenti secondo un uso non pienamente in linea con il testo delle due decisioni di settembre 2015; la diffidenza dei richiedenti nei confronti del nuovo meccanismo, che non consente loro facoltà di scelta circa il paese di destinazione e le difficoltà di completare le operazioni di identificazione. Soprattutto, e particolarmente per l’Italia, la soglia di accesso al meccanismo, si è rivelata troppo alta, finendo per escludere dal programma la maggior parte delle nazionalità di appartenenza dei richiedenti asilo presenti sul territorio. Per quanto attiene al reinsediamento si registra un maggiore successo e tre quarti circa (17 179) dei 22 504 reinsediamenti concordati nel luglio 2015 risultavano effettuati a luglio, sebbene con notevoli differenze nella partecipazione degli Stati membri.
Atti adottati
Spazio Schengen. L’11 maggio 2017 il Consiglio ha adottato la decisione di esecuzione (UE) 2017/818, recante una raccomandazione per la proroga del controllo temporaneo alle frontiere interne in circostanze eccezionali in cui è a rischio il funzionamento globale dello spazio Schengen (in GUUE L 122 del 13.5.2017, p. 73), sulla base dell’art. 29 del Codice frontiere Schengen, con cui ha autorizzato l’Austria, la Germania, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia a prorogare i controlli alle frontiere interne per un periodo massimo di sei mesi, ponendo tuttavia delle limitazioni al loro utilizzo ed invitandoli a ricorrere sempre più a misure alternative.
Varie
Cooperazione UE-Turchia. A giugno la Commissione ha pubblicato la sesta relazione sui progressi compiuti in merito all'attuazione della dichiarazione UE-Turchia COM (2017) 323 finale. In essa si segnala che, pur in un quadro di drastica riduzione (97%) degli arrivi verso le isole greche dall’avvio della collaborazione, gli attraversamenti giornalieri sono lievemente aumentati, assestandosi ad una media di 93 al giorno, rispetto ai 43 segnalati nella quinta relazione. Anche il numero di morti in mare, pur decisamente inferiore rispetto ai 1500 registrati nell’anno precedente, presenta un lieve rialzo portandosi dai 70 registrati fino al mese di marzo, ai 113 nel mese di settembre. Progressi si registrano sul piano dei reinsediamenti dalla Turchia verso l’Unione europea, di cui sono stati destinatari 9.000 siriani. I rimpatri, per quanto in aumento, procedono più lentamente. La relazione segnala, infine, l’assegnazione di quasi tutti i fondi (2,9 miliardi di euro su 3) previsti per il 2016-2017.
Partenariato con i Paesi terzi. Prosegue anche il monitoraggio sull’attuazione del nuovo quadro di partenariato nell'ambito dell’agenda europea sulla migrazione e a giugno la Commissione ha presentato la quarta relazione sui progressi compiuti (COM(2017) 350 def. del 13 giugno 2017). Con riguardo ai cinque paesi individuati quali prioritari, la relazione segnala tangibili progressi. Viene segnalata come particolarmente proficua la collaborazione attuata con il Niger, ove, con il supporto degli esperti europei le autorità locali hanno redatto il piano di azione della strategia nazionale sulla migrazione. Il Niger ha, inoltre, incrementato gli sforzi per la prevenzione della migrazione irregolare e favorito i rimpatri assistiti, che nel 2017 hanno raggiunto al primo settembre la quota di 4000 persone. Proseguono tuttora i negoziati per la conclusione di un accordo con la Nigeria che rappresenta il primo paese di provenienza dei migranti irregolari. Per quanto concerne la migrazione irregolare dal Mali, nella relazione la Commissione osserva come il tasso dei rimpatri sia rimasto sostanzialmente basso e la necessità di ulteriori sforzi anche ai fini di una maggiore stabilizzazione del paese. Anche nei confronti dell'Etiopia il tasso di rimpatri è ritenuto insoddisfacente, ma la Commissione sottolinea positivamente le iniziative volte a migliorare le condizioni di vita dei rifugiati presenti nell'area. Nel complesso la Commissione segnala la notevole intensificazione della cooperazione con tutti i paesi partner, anche grazie alla presenza di funzionari di collegamento europei per la migrazione in 12 paesi partner.
Migrazione legale. A giugno la Commissione ha promosso una consultazione pubblica sulla legislazione dell'Unione europea in materia di immigrazione legale. Tutte le parti interessate hanno potuto far pervenire le proprie osservazioni tra il 19 giugno e il 18 settembre. La consultazione mirava, infatti, a raccogliere esperienze, dati e pareri a sostegno della valutazione, da parte della Commissione, del quadro normativo dell'UE in vigore per l'ingresso e il soggiorno di cittadini di paesi terzi negli Stati membri dell'UE. I risultati della consultazione dovrebbero fornire elementi utili per la predisposizione di una relazione della Commissione contenente la valutazione in merito all’adeguatezza dell'attuale legislazione, in vista di possibili modifiche delle norme in vigore.