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Fascicolo 2, Luglio 2024


«Il volontariato, nelle sue diverse forme, è un orgoglio del nostro Paese. Trasmette energia preziosa. I valori che esprime sono parte della cultura e della stessa identità del nostro popolo. Questo è il carattere dell’Italia, ampiamente diffuso nella concreta vita quotidiana, ed è quel che la rende, in conformità alla sua storia, un Paese di grande civiltà.

Contro questa grande civiltà stridono - gravi ed estranei - episodi e comportamenti come quello avvenuto tre giorni fa, quando il giovane Satnam Singh, lavoratore immigrato, è morto, vedendosi rifiutati soccorso e assistenza dopo l’ennesimo incidente sul lavoro.

Una forma di lavoro che si manifesta con caratteri disumani e che rientra in un fenomeno - che affiora non di rado - di sfruttamento del lavoro dei più deboli e indifesi, con modalità e condizioni illegali e crudeli.

Fenomeno che, con rigore e con fermezza, va ovunque contrastato, totalmente eliminato e sanzionato, evitando di fornire l’erronea e inaccettabile impressione che venga tollerato ignorandolo».

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, 22.6.24

Recensioni e materiali di ricerca

RECENSIONE A:

Francesca De Vittor, La migrazione via mare nel diritto internazionale. Libertà di movimento, obblighi di soccorso e rispetto dei diritti umani delle persone migranti, Napoli, Editoriale Scientifica, 2023.

di Giuseppe Licastro

 

Il volume costituisce un valido “punto di riferimento”1 riguardo una tematica di stretta attualità, offrendo un quadro chiaro, rapido ma puntuale, della disciplina in materia.

L’Autrice suddivide la trattazione in tre capitoli, che appaiono un interessante e lineare percorso argomentativo (anche critico), che affronta, durante il percorso, determinati aspetti delle questioni considerate rilevanti, ossia la libertà di movimento, gli obblighi di soccorso, il rispetto dei diritti umani. 

Tale percorso argomentativo, affronta infatti gli aspetti rilevanti, funzionali a sviluppare e sostenere la tesi di fondo dell’indagine, ossia che il diritto di migrare, inteso quale «diritto di ognuno di lasciare qualsiasi paese incluso il proprio, indipendentemente dalle ragioni di questa scelta», risulta limitato, ostacolato dalle politiche e dalle misure adottate in ambito UE e dagli Stati, tanto da “costringere” le persone migranti a scegliere itinerari, vie pericolose…: il viaggio per mare, che (paradossalmente), con le sue insidie, i suoi pericoli – sostiene l’Autrice (p. 11) – diventa esso stesso «strumento di contrasto alle migrazioni. Funzionali a ciò sono tutti gli ostacoli posti all’efficacia dei soccorsi, come ad esempio: la delega degli stessi alla c.d. guardia costiera libica […]; il ritardo nella qualifica degli eventi SAR […]; la criminalizzazione delle attività di soccorso poste in essere dalla società civile2». 

Si discute quindi (ancora p. 11) di un indirizzo e di prassi che appaiono contrastare con la disciplina sul soccorso e sulla tutela dei diritti umani.

Nel primo capitolo dal titolo Gli ostacoli all’esercizio del diritto di lasciare qualsiasi Paese incluso il proprio: esternalizzazione delle frontiere e assenza di vie legali per il movimento (p. 13 ss.), l’Autrice offre una significativa panoramica delle diverse forme di modalità di controllo e gestione extraterritoriale dell’immigrazione (ossia, il “regime” dei visti, i controlli e le sanzioni previste nei confronti delle compagnie di trasporto, le funzioni dei immigration liaison officers, gli accordi e le intese volte anche ad impedire le partenze3), che incidono sul diritto di migrare, tanto da “spingere” l’Autrice a ritenere (alla fine del capitolo) «che il viaggio per mare è spesso l’ultima inevitabile tappa di una migrazione che, pur costituendo esercizio di un diritto» – da marcare che nella premessa, di questo capitolo, si richiama e si esamina la portata e i limiti-limitazioni (sempreché legittimi…, v. ivi, pp. 16-17) di cui all’art. 12 del Patto sui diritti civili e politici4 (p. 15 ss.) – «è quasi impossibile svolgere nella legalità» (p. 53).

La disamina procede, nel secondo capitolo dal titolo L’obbligo di prestare soccorso nel diritto internazionale marittimo (p. 55 ss.), esaminando la disciplina sul soccorso nel quadro del diritto internazionale del mare: si esaminano le rilevanti disposizioni rectius norme internazionali, consuetudinarie e convenzionali, nonché le risoluzioni del Maritime Safety Committee, i principi contenuti in taluna circolare del Facilitation Committee (p. 68, nota 34 e p. 95) e l’International Aeronautical and Maritime Search and Rescue Manual ossia il c.d. IAMSAR Manual (si puntualizza opportunamente che la circolare e il manuale non sono atti giuridici vincolanti5). Peraltro, la trattazione si snoda attraverso la disamina di cruciali questioni di attualità, concernenti, l’«obbligo del comandante di rendere assistenza a navi o persone in pericolo in mare», l’«obbligo di promuovere efficaci servizi di ricerca e soccorso in mare» (ivi, si esaminano i connessi profili, tra gli altri, nel quadro della disamina attinente alla ripartizione delle zone di competenza e la cooperazione tra Stati, secondo la disciplina di cui alla Convenzione SAR, si passano in rassegna gli obblighi di agire con tempestività e con la dovuta cura da parte del primo Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) contattato e di acquisire informazioni e trasferirle ove un altro MRCC assuma il coordinamento del soccorso, nonché «la determinazione della fase di emergenza e l’obbligo di adottare le misure per la fase di distress anche nel solo dubbio che ne ricorrano le condizioni», corsivi originali), l’individuazione del c.d. place of safety per lo sbarco delle persone soccorse.

Nell’ultimo capitolo dal titolo Obblighi di soccorso e rispetto dei diritti umani in mare (p. 101 ss.), l’Autrice rivolge l’attenzione all’influenza della disciplina della tutela dei diritti umani sulla disciplina dei soccorsi in mare. L’Autrice considera tale influenza (repetita iuvant) della tutela dei diritti umani, «attraverso la loro autonoma applicazione» e tramite una (sorta di) funzione di indirizzo circa l’applicazione e l’interpretazione delle convenzioni di diritto del mare6. Più in particolare, la disamina attiene al diritto alla vita, al divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti in relazione al principio di non-refoulement7, al divieto di espulsioni collettive: si attribuisce infatti peculiare importanza nel contesto dell’attività di soccorso in mare delle persone migranti, all’osservanza di tale obbligo di tutela e di tali divieti appunto da “osservare”.

Da menzionare che il percorso argomentativo affrontato dall’Autrice, risulta altresì arricchito da interessante, significativa, pertinente prassi giurisprudenziale (ad esempio, il caso X e X c. Belgio8, il caso Hirsi, i casi A.S. c. Italia e A.S. c. Malta9) anche interna (ad esempio, la sentenza del Tribunale di Roma sulla drammatica vicenda della strage di bambini10). 


1. Per incidens: del resto, da ultimo, l’Autrice è intervenuta in occasione delle audizioni informali nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 750, di conversione del decreto-legge n. 1 del 2023, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori, presso la Camera dei deputati, Roma, 17 gennaio 2023 (ove di interesse, v. i rilievi mossi da F. De Vittor in materia di diritto del mare, nella memoria depositata, www.camera.it; sul d.l. n. 1/2023 sia consentito di rinviare, ove di interesse, al mio Il decreto legge n. 1 del gennaio 2023 per la gestione dei flussi migratori: una breve e sollecita “ricognizione” (mirata), in I diritti dell’uomo, cronache e battaglie, n. 1.2023, p. 89 ss.).

2. Incidentalmente: vale la pena (qui) tenere presente che nella recentissima proposta di direttiva, del 28 novembre 2023, che stabilisce regole minime per la prevenzione e il contrasto del favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali nell’Unione e che sostituisce la direttiva 2002/90/CE del Consiglio e la decisione quadro 2002/946/GAI del Consiglio, doc. COM(2023) 755 final, p. 6, si dichiara che la proposta è coerente con gli orientamenti formulati dalla Commissione sull’attuazione delle disposizioni a livello UE concernenti la definizione e la prevenzione del favoreggiamento dell’ingresso, del transito, del soggiorno illegali (in GUUE C 323, del 1° ottobre 2020, p. 1 ss.), ove «si afferma che l’assistenza umanitaria obbligatoria per legge (ad esempio nel contesto di operazioni di ricerca e soccorso) non può e non deve essere qualificata come reato, che la criminalizzazione di attori non statali che svolgono operazioni di ricerca e soccorso nel rispetto del quadro normativo applicabile costituisce una violazione del diritto internazionale e di conseguenza non è permessa dal diritto dell’UE, […]» (ove di interesse, riguardo i suddetti orientamenti della Commissione, sia consentito di rinviare al mio Traffico (smuggling) di migranti: una mirata sintesi delle Linee guida della Commissione sulla Direttiva sul favoreggiamento, in Osservatorio sulle fonti, n. 1.2021, p. 174 ss., www.osservatoriosullefonti.it; sul favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, sia consentito altresì di rinviare al mio Favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e criminalizzazione della solidarietà: il Tribunale di Bologna rinvia la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, in I diritti dell’uomo, cronache e battaglie, n. 2.2023, p. 291 ss.; sulla nuova proposta di direttiva sul favoreggiamento, richiamata supra, e il caso Kinshasa, ossia l’ormai nota questione concernente, appunto, l’ordinanza del Tribunale di Bologna di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, v. V. Mitsilegas, Reforming the EU ‘Facilitators’ Package’: The new Commission proposal in the light of the Kinshasa litigation, in EU Immigration and Asylum Law and Policy, 13 febbraio 2024, in www.eumigrationlawblog.eu, nonché, da ultimo, l’editoriale di V. Mitsilegas, Reforming EU Criminal Law on the Facilitation of Unauthorised Entry: The new Commission proposal in the light of the Kinshasa litigation, in New Journal of European Criminal Law, anticipazione, free access, della rivista, del 26 febbraio 2024, in https://journals.sagepub.com/home/NJE).

3. Si discute, secondo l’Autrice, di forme di esternalizzazione delle frontiere poco note (p. 20); invero, l’Autrice aveva già dedicato attenzione ad alcune, diverse forme rectius misure di esternalizzazione di controllo delle frontiere che, in effetti, all’epoca, hanno destato più scalpore, v., ove di interesse, il lavoro di F. De Vittor, Respingimenti in mare ed ‘esternalizzazione’ della protezione: il confine territoriale come limite agli obblighi di tutela, in Ius peregrinandi. Il fenomeno migratorio tra diritti fondamentali, esercizio della sovranità e dinamiche di esclusione, a cura di M. Meccarelli, P. Palchetti, C. Sotis, Macerata, EUM (Edizioni Università di Macerata), 2012, p. 183 ss. (in argomento di esternalizzazione delle frontiere, v. A. Liguori, Migration Law and the Externalization of Border Controls. European State Responsibility, London/New York, Routledge, 2019).

4. Sull’art. 12 del Patto sui diritti civili e politici, v., ove di interesse, già il lavoro di F. De Vittor, Nationality and freedom of movement, in The Changing Role of Nationality in International Law, a cura di A. Annoni, S. Forlati, London/New York, Routledge, 2013, p. 96 ss. 

5. Con riferimento al IAMSAR Manual, l’Autrice (però) ritiene – ragionevolmente – tale atto (sostanzialmente) meritevole di considerazione dagli Stati nell’interpretazione e nell’attuazione delle Convenzioni marittime, posto che, detto manuale costituisce la principale raccolta di standards e guidelines elaborate dall’IMO: si badi bene, standards e guidelines più volte richiamate dalla Convenzione SAR e dalla Convenzione SOLAS (così ritiene l’Autrice, p. 71).

6. Sulla disciplina in materia di diritto del mare, da menzionare una considerazione di S. Quadri, manifestata – però – nel corso della disamina della teoria della sovranità funzionale elaborata da Rolando Quadri (p. 187 ss.): l’Autrice esorta «la dottrina internazionalistica anche ad una profonda riflessione sulla disciplina del diritto internazionale marittimo», volta a «soffermarsi anche sulle questioni generate dall’immigrazione proveniente dal mare», ebbene, l’Autrice ritiene meritevole di attenzione (in egual modo) la questione della confacente tutela dei diritti umani dei migranti, cfr., più diffusamente, S. Quadri, Il labirinto della governance dell’immigrazione in Europa e il filo d’Arianna della “sovranità funzionale”, in A. Sinagra, E. Hitaj (a cura di), Giornata di studi in onore di Rolando Quadri. Rolando Quadri Relectures in International Law, Roma, Aracne, 2024, p. 203 ss., in particolare p. 206 (per inciso: peraltro l’Autrice, nello studio, richiama talune considerazioni di Rolando Quadri sulla sovranità funzionale con riferimento agli spazi marini, rectius sull’incidenza di tale teoria nell’ambito degli spazi marini, v., specificamente, p. 190 ss.).

7. Sul principio di non-respingimento in mare (e la protezione of asylum-seekers and refugees), vale la pena di menzionare (qui) la seguente considerazione, un po’ datata, manifestata della dottrina: «[…] refugee protection and states’ interests [sostanzialmente, le esigenze di sicurezza degli Stati] pursuant to the law of the sea are not completely incompatible», cfr. S. Trevisanut, The Principle of Non-Refoulement at Sea and the Effectiveness of Asylum Protection, in Max Planck Yearbook of United Nations Law, Vol. XII, 2008, p. 246, www.mpil.de (sul principio di non-respingimento v., ove di interesse, anche il lavoro di M. den Heijer, The Practice of Shared Responsibility in relation to Refoulement, in SHARES Research Paper 84 (2016), ACIL 2016-09, www.sharesproject.nl, nonché le considerazioni manifestate da B. Nascimbene in occasione del seminario Le non-refoulement comme principe du droit international et le rôle des tribunaux dans sa mise en œuvre, «Dialogue entre juges, Cour européenne des droits de l’homme, Conseil de l’Europe, 2017», atti del seminario, p. 49 ss., www.echr.coe.int, di interesse, altresì, J.C. Hathaway, The rights of refugees under international law, seconda ed., Cambridge, Cambridge University Press, 2021, p. 355 ss.).

8. Ove di interesse, v., anche, F.L. Gatta, La “saga” dei visti umanitari tra le Corti di Lussemburgo e Strasburgo, passando per il legislatore dell’Unione europea e le prassi degli Stati membri, in dirittifondamentali.it, 12 giugno 2019 (n. 1.2019, p. 1 ss.), www.dirittifondamentali.it., nonché, taluni rilievi di D. Vitiello, Le frontiere esterne dell’Unione europea, Bari, Cacucci, 2020, p. 217 ss. (nel corso della disamina del capitolo terzo Le ricadute della cooperazione alle frontiere europee sulla tutela dell’individuo, p. 201 ss.).

9. Ove di interesse, rispettivamente, v. anche: (sul caso Hirsi) S. Trevisanut, Immigrazione irregolare via mare: diritto internazionale e diritto dell’Unione europea, Napoli, Jovene, 2012, p. 150 ss.; C. Pitea, L’applicabilità dei trattati sui diritti umani alle operazioni di ricerca e soccorso in alto mare: una decisione storica del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, in Criminal Justice Network, 4 marzo 2021, www.criminaljusticenetwork.eu.

10. Ove di interesse, v. ASGI, Strage di bambini dell’11 ottobre 2013: le responsabilità e la cronaca della tragedia nella sentenza sul naufragio, 5 gennaio 2023, www.asgi.it.


 

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